Chi non salta….
Dice: basta coi social.
E come se fa? Mi pare difficile, soprattutto oggi, essere di destra, perché, al di là di qualche saltarello, di qualche “bau bau”, di vittimismi insinceri, di deprezzamenti dell’avversario, di condanne verso qualche manifestazione e silenzi, invece, verso altre — magari fatte pure col braccio teso — non mi pare si vada tanto oltre, dico in termini di linguaggio politico.
Io già li vedo a cena dire che saltare è stato tanto divertente, mamma mia quanto è seriosa e suscettibile la sinistra.
Invece io, sempre nel mio piccolissimo, in una scala da 1 a 10 delle gravità, trovo il saltarello contro il comunismo all’8° posto.
Sì, perché non serve ricordare che il comunismo, e prima il socialismo, nati in Germania — basterebbe studiarle un po’ — sono stati tra le idee più nobili di sistema sociale mai partorite, tradite da chi le ha sbandierate come proprie ma mai viste davvero in pratica.
Non serve dire che stare col braccio teso vuol dire rimpiangere invece un periodo di sangue, dolore, dittatura, alleanze sbagliate, razzismo, guerre pure perse.
Non serve dire che il fascismo non aveva un programma, un manifesto, quando nacquero i fasci di combattimento nel 1919 a Milano, perché l’unico credo che accomunava era la fierezza in battaglia (!!!!!).
Non serve dire che comunista era pure Berlinguer, un signore che è morto sul palco anche per non deludere la piazza e finire il suo discorso.
Non serve dire che gli odiati comunisti stavano tra quelli che ci hanno liberato.
E, a proposito di liberazione, non serve dire che pure i comunisti italiani ci hanno liberato, ma insieme ai democratici cristiani, ai liberali, ai socialisti.
E non serve dire che la destra di oggi, fatta da chi consigliava di pulirsi il sedere con la bandiera italiana, da chi pensa la lobby più importante della vita o di una salute pubblica, da chi pensa il privato più importante del pubblico, da chi stende il braccio o ha i busti di Mussolini in casa, tradisce anche la benché minima idea liberale: la trascina nel più tragico ridicolo, nello squallore.
No, non serve tutto questo per essere sorpresi e preoccupati, almeno molto, molto dispiaciuti, soprattutto a destra.
E allora saltiamo, va’… chi non salta rompipalle è… è…