Chi prende le decisioni oggi?
Siamo di fronte al paradosso per cui la classe dirigente, cioè l’insieme di coloro che occupano un posto preminente in ogni ambito della vita sociale, economica e culturale, sale al potere quando prende posizioni anti-establishment? E’ più una narrazione manipolatoria quella di definirsi anti-establishment, che nell’ultimo decennio ha dato e sta dando i suoi frutti in termini di consenso ma che nella realtà non è foriera di cambiamento.
E’ la narrazione di una soluzione facile senza la proposta concreta di poter fare qualcosa per la società civile. E’ l’esempio di Giorgia Meloni, salita al potere dall’opposizione a Draghi per poi assoggettarsi alle stesse regole e che considera le tasse “il pizzo di stato”.
Chi prende le decisioni oggi? Potremmo dire un “potere economico” che ha la capacità di influenzare in modo determinante persone o situazioni mondiali e che non ha scrupoli nell’usare il potere per i propri utili personali al fine di diventare una autorità suprema nell’ambito di una comunità o di uno Stato.
Sono le lobby questo potere? Diciamo che le lobby fanno quello che hanno sempre fatto. Sono cioè un gruppo di persone che per definizione, sebbene estranee al potere politico, tendono ad influenzare le scelte dal salone principale, soprattutto in materia economica e finanziaria.
Oggi però influenzano con sempre meno pudore e non sono più così estranee al potere politico. Oggi il potere economico diventa sempre più forte quando non diventa il potere stesso. L’esempio è Trump, un miliardario che diventa il Presidente degli Stati Uniti d’America affiancato dall’uomo più ricco del mondo.
E’ forte come immagine. E’ il potere che perde il velo e si mostra per quello che è, in diretta.
Un sistema che perde i contrappesi a favore dei ricchi della terra.
Ma allora perché crediamo a questo? Perché sono tempi difficili e perché non emergono risposte reali ai nostri problemi concreti e quindi questa narrazione è più facile da dire e da accettare. Non offre soluzioni complesse ma delle formule: “arrivo io a cambiare le cose” senza dire quali politiche verranno adottate.
Anche questa però è solo una fase di passaggio che potrebbe anche evolvere in peggiori estremismi. Vedi la Romania dove a fronte di una richiesta elettorale di cambiamento politico, il potere in carica si è difeso annullando l’esito delle elezioni.
E’ un establishment che si giova di questo periodo di instabilità degli equilibri mondiali per condurrei i propri affari. Approfitta delle tensioni per trarne un profitto economico ma godrebbe anche, viceversa, di una nuova pace mondiale purché fondata sui propri interessi.
La lotta di classe l’hanno vinta i ricchi quindi? Sembra di si, si può dire a ragion veduta che i poteri economici sono oggi molto forti ma il mondo scricchiola e quindi scricchiolano anche le fondamenta di quel mondo. I presidenti Trump e Macron sembrano diversi ma sono l’espressione di un potere che non vuole non cambiare se stesso. Anche se uno chiama l’assalto di Capito Hill a furor di popolo mentre l’altro davanti alla peggiore crisi politica francese non vuole né dimettersi né istituire un governo espressione del voto popolare, sono entrambi frutto di una entità che va contro gli interessi reali della popolazione. Respingono un vero cambiamento. Di fatto lo rimandano con conseguenze imprevedibili.