Oggi Gaza è meno sola.
Sono mesi che vivo con uno a sensazione di sgomento difficile da raccontare. Uno sgomento che scava, che corrode, che toglie il fiato ogni volta che leggo le notizie da Gaza. Le cifre ormai sembrano fredde, quasi astratte: oltre 60.000 morti, 17.000 bambini. Ma non c’è niente di freddo in quei corpi. Sono vite, erano bambini, madri, anziani, studenti. Sono esseri umani cancellati nel silenzio quasi totale del mondo, cosiddetto, che conta.
Sono profondamente nauseato dall’indifferenza, dall’ipocrisia, dalla volgare, colpevole, ignobile contabilità dei morti dalle narrazioni ufficiali. Ci vengono proposte, con un cinismo rivoltante ed in modo quasi sempre semplicistico e disarmante, le solite formule: “È la giusta risposta all’aggressione del 7 ottobre”, “Israele ha diritto a difendersi”, “Israele è una democrazia, dunque il BENE, Hamas è terrorismo, quindi il MALE”. Ma quante vite civili vale questa “difesa”? Quante stragi deve ancora sopportare il popolo palestinese prima che qualcuno dica BASTA!
Oggi ho preso un treno da Milano e sono andato a Roma alla manifestazione per Gaza. E per la prima volta da mesi ho sentito un lieve senso di conforto. C’erano tantissime persone — c’è chi parla di 50.000, chi di 300.000 — ma a prescindere dal numero, la sostanza era evidente: c’era un popolo che non ce la fa più a stare zitto, che sente il bisogno di gridare, pacificamente ma con forza, che ciò che sta accadendo è disumano, inaccettabile, inconcepibile.
È stato emozionante. Ed è stato anche, finalmente, un esempio concreto di ciò che può accadere quando le forze della sinistra progressista si muovono insieme. Per me è stato il primo, vero, segnale di speranza politica da tempo.
Oggi Gaza era meno sola. E per me è stato importante esserci. E se ci saranno altre giornate come questa, ci sarò ancora.
Facciamolo di nuovo. Facciamoci sentire. Per Gaza. Per l’umanità.
Grazie a chi ha reso possibile tutto questo.
Giovanni Giorgetti