Cop26 delusione: cambiamo la nostra mentalità per salvare il pianeta

COP26 deludente: accordi sul clima insufficienti e non toccano l’alimentazione

È da quasi due settimane che il mondo intero guarda a Glasgow, alla conferenza delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici, conosciuta come COP26. La domanda è: saranno le decisioni dei governi all’altezza della sfida che abbiamo davanti per fermare il cambiamento climatico?

Le proposte finora stanno deludendo fortemente le aspettative.

E anche gli accordi su dforestazione e metano, per quanto importanti, hanno gravi lacune: non prendono in considerazione l’impatto dell’attuale sistema alimentarebasato sugli allevamenti e la carne.

L’accordo sulla deforestazione

Il Global deforestation pledge, sottoscritto da oltre 100 Paesi consiste nell’impegno a interrompere la distruzione delle foreste entro il 2030 e così ridurre le emissioni nocive. Le foreste mondiali infatti funzionano come regolatori del clima e “sequestratori” di CO2.

Secondo il World Resources Institute (WRI), se la distruzione delle foreste tropicali fosse un Paese, sarebbe il terzo emettitore di anidride carbonica a livello mondiale. Come sappiamo fin troppo bene,l’allevamento bovini e le colture di soia utilizzata come mangime per polli e maiali sono tra le maggiori cause di deforestazione dell’Amazzonia.

Circa il 70% delle aree agricole nella regione amazzonica sono utilizzate dall’industria della carne. Eppure in questo accordo non se ne parla esplicitamente.

L’accordo sul metano

L’impegno sul metano, il Global methane pledge, prevede un taglio delle emissioni di metano del 30% entro il 2030. Apparentemente questo piano sembrerebbe un passo avanti, se non fosse che ignora del tutto gli allevamenti intensivi, una delle maggiori fonti di questo gas.

Il settore zootecnico infatti produce circa il 32% di tutte le emissioni antropiche di metano e la produzione di carne e derivati, nel suo complesso, è responsabile del 60% delle emissioni di gas serra provenienti dal sistema alimentare e del 20% di quelle globali.

È sempre più urgente cambiare alimentazione

Basta leggere i più autorevoli e sempre più numerosi report scientifici per capire che la soluzione per la crisi climatica passa dal nostro piatto. Ed Essere Animali non smetterà mai di ribadirlo e agire per portare questo tema sotto i riflettori.

Passare a un’alimentazione a base vegetale potrebbe ridurre le emissioni legate al cibo del 50%, ma questo deve diventare uno sforzo collettivo e politico, soprattutto dei Paesi più ricchi, e non un’azione delegata solo ai singoli cittadini.

Come farlo? Imponendo uno stop dei finanziamenti agli allevamenti intensivi, per esempio, e anche investendo nelle proteine vegetali, nella promozione e diffusione dell’alimentazione vegetale, anche nei menu nella pubblica amministrazione, e indicando in etichetta l’impatto ambientale dei cibi. Questo solo per citare alcune delle attività principali con cui la politica può e deve iniziare a invertire la rotta.

E noi continueremo a lavorare e fare pressione affinché le istituzioni, nazionali e internazionali, intraprendano questa rotta.

Anche se dalla COP26 ci si doveva aspettare di più, non ti scrivo questo con disfattismo. Un invito: siamo tanti e sempre di più ad avere a cuore il futuro del pianeta e la sorte degli animali, ed è chiaro che sta a noi iniziare a cambiare il mondo e indicare la strada.