Noi futuri giornalisti e il Governo dei NO

No ai Rave, No alle manifestazioni o alla pubblicazione dei post pro-Palestina, no al salario minimo, no alla pubblicazione delle ordinanze di custodia cautelare, no alla legge dell’abuso d’ufficio. In estrema sintesi questo è il Governo del NO, dove ogni forma di informazione, espressione e di giustizia si trasforma in un decreto con l’intento di sopprimerla. Una delle ultime mazzate del Governo del No è stata l’approvazione dell’art. 1 che riguarda l’abolizione dell’abuso d’ufficio, inserita nel ddl. Norio. Un regalo a sindaci, amministratori e qualsiasi pubblico ufficiale a cui non basta ricoprire la carica che gli è stata conferita, ma pretende un surplus personale. Il ddl Nordio è un omaggio, e non poco velato al mentore e fautore della destra italiana Silvio Berlusconi, che anche in modo ultraterreno riesce a farsi fare le leggi ad personam. Non scordiamoci l’emendamento rilasciato da Enrico Costa deputato del partito Azione ed ex alunno del Cavaliere. Si tratta della cosiddetta legge bagaglio, che impedisce alla stampa di pubblicare in parte “integrale o per estratto” le ordinanze di custodia cautelare fino al termine dell’udienza preliminare, impedendo la pubblicazione di notizie le cui persone sono tenuta ad esserne a conoscenza. Sarebbe orgoglioso Silvio Berlusconi di vedere come i suoi scolari concretizzano i suoi insegnamenti portando all’estinzione il giornalismo d’inchiesta; sarebbe ansioso di poter stare ore al telefono come una tredicenne innamorate, con le persone a lui più fidate (per il resto d’Italia un po’ meno) come mafiosi, corrotti e corruttori senza il rischio di finire in prima pagina la mattina seguente. Anche se, di contro, esiste un frangente della società che vede nella legge bavaglio la decadenza della stampa e l’informazione diventare sempre più disinformazione. Tra questi ci siamo anche noi aspiranti e futuri giornalisti con l’idea di un giornalismo come il martello di Thor, un’arma contro un sistema politico opportunista; noi, che aspiriamo ad un giornalismo libero dalle influenze dei partiti o dei vari padroni, un giornalismo indipendente; noi, aspiranti giornalisti convinti che l’informazione sia la base della società. Illusione, utopia? Io non penso. Certo è, che le circostanze che di giorno in giorno si presentano ci rendono questo percorso sempre più complicato.