Referendum, la percezione di un un cittadino qualunque sulle riforme renziane

Sulla Gazzetta Ufficiale n. 88 del 15 aprile 2016 è stata pubblicata la Legge costituzionale: “Disposizioni per il superamento del bicameralismo paritario, la riduzione del numero dei parlamentari, il contenimento dei costi di funzionamento delle istituzioni, la soppressione del CNEL e la revisione del titolo V della parte II della Costituzione” che a colpi di voti di fiducia ha superato l’iter parlamentare. In un weekend del prossimo autunno se ne terrà il referendum confermativo, come previsto dalla Costituzione, in caso di vittoria del SI, la Repubblica Italiana avrà una nuova Costituzione.
Il PD, con il controllo quasi totale dei media (controllo totale del servizio pubblico radiotelevisivo), sta portando avanti una aggressiva campagna pro SI a questo referendum e dalla TV, dalla radio, dai giornali cartacei ed online, dai convegni a porte chiuse e pubblico accuratamente selezionato (il management PD evita accuratamente le piazze: non è molto popolare fra la gente comune) arrivano goffi (sopratutto verso i giovani) tentativi di indottrinamento a questa a loro dire riforma epocale. Lo scopo è evidente: portare al seggio, a votare SI, il maggior numero possibile di elettori tra i “passivi, i “trasferiti passivamente al PD “, i “fedeli nei secoli al PD ” (oggi le loro “certezze politiche” vacillano), tra quegli elettori cioè che:

• “coerentemente” per tutta la vita hanno votato …. in alto a sinistra;
• “non capiscono il merito dei provvedimenti” ma ….. si fidano del PD;
• sono seduti in poltrona davanti alla televisione e vanno in estasi per la presenza del leader alla trasmissione di intrattenimento della domenica pomeriggio;
• decidono di andare a votare e decidono il loro voto al PD sulla base della padronanza del mezzo televisivo e l’appeal televisivo del leader;
• alle scorse elezioni europee si sono sentiti appagati perché il PD ha consentito loro di associarsi orgogliosamente con un: “abbiamo vinto!”.

Dalla “gioiosa macchina da guerra” del PD (parlamentari che vivono in televisione, giornalisti, conduttori televisivi, opinionisti, etc.) ci sentiamo ripetere in continuazione che:

1. La nuova Costituzione riduce i costi della politica;
2. La nuova Costituzione elimina il bicameralismo perfetto;
3. La nuova Costituzione elimina il CNEL;
4. La vittoria del NO al referendum comporterà ingovernabilità e caos;
5. Il M5S non si impegnerà più di tanto in una campagna per il NO al referendum poiché la nuova legge elettorale (l’Italicum) li favorisce;
6. Una gran parte degli elettori del M5S voterà SI al referendum.

Per cercare di capire come stanno le cose esattamente, un cittadino qualunque, non disponibile ad accettare passivamente la visione disegnata dall’imbonitore pro SI o pro NO di turno, non ha che una alternativa: procurarsi della documentazione affidabile (sul sito web del Senato è disponibile della documentazione ufficiale) e masochisticamente (la lettura del testo della nuova Costituzione richiede uno sforzo sovrumano) provare a studiarsela.
Da diffidente marchigiano (e delle Marche “sporche” per di più), non disponibile ad accettare passivamente pacchetti preconfenzionati da chicchessia, avendo tempo a disposizione, sono un esodato ultrasessantenne, l’ho fatto: mi sono studiato una discreta mole di documentazione sia scaricata dal sito del Senato che recuperata da altre fonti mediatiche. Non è stato facile, la nuova Costituzione sembra scritta volutamente in forma e linguaggio tale da scoraggiare un cittadino qualunque a leggersela da solo in modo da consegnarlo all’interpretazione dell’azzegarbugli o dell’ imbonitore televisivo di turno.

Nei pochi spazi a disposizione sui media tradizionali e su web, principalmente, i dotti professori e costituzionalisti che costituiscono il Comitato per il NO sostengono a loro volta, con argomentazioni forbite, arringhe ed arabeschi tecnico-legislativi di alto livello, che questa riforma:

1. Non supera il bicameralismo;
2. E’ confusa;
3. Non produce nessuna semplificazione;
4. Non garantisce l’equilibrio tra i poteri costituzionali;
5. E’ costituzionalmente illegittima;
6. Espropria la sovranità popolare e riduce la partecipazione diretta del cittadino;
7. Non taglia i costi della politica;
8. Non è una scelta libera del Parlamento;
9. Costituisce un discontinuità politico-legislativa.

ma, anche dopo essermi studiato la nuova Costituzione, le ragioni del comitato del NO mi appaiono teoriche, astratte, molto distanti dalla comprensione immediata da parte del cittadino qualunque. Sarei in difficoltà a cercare di spiegarle persino a qualcuno della mia famiglia. Immagino già repliche del tipo: “Ah! Beh! e allora?”.

Con la nuova Costituzione il Senato non viene soppresso (art. 57), cambierà il numero di senatori che lo compongono, 100 senatori invece degli attuali 315: 95 nominati dai consigli regionali e 5 nominati dal PdR. La strombazzata riduzione dei costi della politica deriverebbe dal taglio di 215 senatori e dalla soppressione del Consiglio Nazionale dell’Economia e del Lavoro (64 dipendenti oltre un presidente), un ente di consulenza che dovrebbe elaborare pareri a supporto di Governo e Parlamento, sfornare studi e ricerche e proporre iniziative legislative. Nel 2015 il Senato della Repubblica è costato al contribuente italiano circa 540 milioni di Euro mentre il costo del CNEL è stato valutato in circa 20 milioni di Euro. La Ragioneria Generale dello Stato ha valutato in circa 57,7 milioni di Euro la riduzione costi derivante dal taglio dei 215 senatori e dalla soppressione del CNEL. La maggior parte del costo del Senato è infatti dovuta alla struttura del Senato, quindi non legata al numero dei senatori, mentre i dipendenti del CNEL saranno ricollocati alla Corte dei Conti: una partita di giro. 57,7 milioni di Euro nel bilancio dello stato italiano sono briciole, l’ “Air Force Renzi” da solo costa 15 milioni di Euro all’anno. L’affermazione: “la nuova Costituzione riduce i costi della politica” dei fautori del SI è quindi solo un ingannevole banale specchietto per le allodole.

Il nuovo Senato (art. 70) continuerà ad avere funzione legislativa, bicamerale a tutti gli effetti, su alcune materie, in particolare per leggi costituzionali e leggi elettorali. Ogni provvedimento legislativo approvato alla Camera (art. 70) dovrà inoltre essere trasmesso al Senato che potrà trattenerlo, per esame, fino a 40 giorni (il margine di tempo concesso al Senato per l’esame è legato alla materia oggetto del provvedimento legislativo stesso). In questo lasso di tempo (art. 70) il Senato potrà anche elaborare modifiche al provvedimento legislativo in esame che in tal caso dovrà quindi tornare alla Camera per una nuova deliberazione (definitiva questa volta) della Camera stessa. Il nuovo Senato (art. 71) potrà ” … richiedere alla Camera dei deputati di procedere all’esame di un [proprio] DdL … ” sul quale, la stessa Camera dei deputati, dovrà pronunciarsi entro sei mesi. L’affermazione: “la nuova Costituzione elimina il bicameralismo perfetto” dei fautori del SI è quindi un’altro ingannevole banale specchietto per le allodole: rimarrà un bicameralismo perfetto per una serie di materie ed in particolare per le leggi costituzionali e le leggi elettorali.

L’attribuzione del seggio di senatore è regolata, ancora solo a livello di enunciato, nell’ art. 57: “I Consigli regionali eleggono, con metodo proporzionale, i senatori tra i propri componenti e, nella misura di uno per ciascuno, tra i sindaci dei Comuni dei rispettivi territori”. Poiché le Regioni sono prevalentemente (18/20) governate dal PD, nell’immediato, il PD avrebbe una schiacciante maggioranza nel nuovo Senato.
Per di più (art. 57) ” … La durata del mandato dei senatori coincide con quella degli organi delle istituzioni territoriali dai quali sono eletti … “, una durata quindi asincrona rispetto alla durata del mandato dei deputati che è invece scandita dalle elezioni politiche nazionali. Nell’immediato quindi, il PD sarebbe in grado di attuare con un Senato dominato dal PD stesso, un vero e proprio “controllo differito” sull’attività parlamentare e di governo, in caso di maggioranza non PD alla Camera. La conclusione non può che essere questa: il nuovo Senato è un “Organo Ostruzionistico Istituzionale” funzionale agli interessi politici del PD in caso di maggioranza non PD alla Camera, un Organo del tutto inutile in caso di contemporanea maggioranza PD anche alla Camera.

I filogovernativi affermano che una vittoria del NO al referendum comporterebbe ingovernabilità e caos; a sostegno di questa tesi appongono la legge elettorale diversa per Senato e Camera dei deputati:

• il Porcellum corretto dalla sentenza della Corte Costituzionale al Senato: un proporzionale puro. In caso di elezioni politiche non esisterebbe nessuna maggioranza precostituita e quindi, ai fini della governabilità, necessità di formare un coalizione di maggioranza fra partiti ;
• l’Italicum alla Camera dei Deputati. In caso di Elezioni Politiche il partito di maggioranza relativa avrebbe una schiacciante maggioranza dovuto ad un abnorme premio di maggioranza.

In realtà questa situazione si verificherebbe solo nell’eventualità che il PdR sciogliesse le Camere, immediatamente dopo il referendum costituzionale, per andare a nuove elezioni politiche. Ma la scadenza naturale dell’ attuale legislatura è il 2018 per cui, fino al 2018, l’attuale Parlamento può rimanere in carica a tutti gli effetti. Il PdR non scioglierà le Camere! E’ espressione del PD ed il PD vorrà utilizzare i due anni che mancano al 2018 per cercare di recuperare la batosta del NO in occasione del referendum. In questi due anni ci sarà tutto il tempo per introdurre una nuova legge elettorale sia per la Camera che per il Senato. Da non trascurare che in questi giorni alcuni filogovernativi ri-parlano delle positività del Mattarellum ed a proposito di un ripristino del Mattarellum il M5S aveva già espresso un parere positivo. Nella realtà dei fatti quindi, l’effetto pratico di un NO al referendum sarebbe solo la caduta (non immediata: la credibilità delle affermazioni degli attuali vertici è nulla) dell’attuale Governo. L’attuale inquilino di palazzo Chigi apparirebbe essere “un cavallo perdente” ed i poteri forti che avevano puntato su di lui imporrebbero un nuovo cavallo che a loro “appaia vincente”. Prevedibili nuovi governi tecnici e grandi coalizioni. L’affermazione filogovernativa di “ingovernabilità e caos in caso di vittoria del NO” è quindi solo puro terrorismo.

Opinione personale estremista: non sarebbe nemmeno negativo se il PdR sciogliesse le Camere subito dopo il NO alle modifiche all’attuale Costituzione. Per assurdo, a valle di immediate nuove elezioni politiche, avremmo di fatto eliminato il bicameralismo perfetto: l’attività parlamentare sarebbe esplicata in effetti solo al Senato in quanto, poiché l’incarico di governo sarebbe sicuramente assegnato ad un esponente del partito di maggioranza, che avrebbe già una maggioranza schiacciante alla Camera, il voto decisivo sui provvedimenti legislativi è quello al Senato, quello favorevole alla Camera è scontato.

Se al referendum d’autunno dovesse prevalere il SI invece è molto probabile che:

1. In quattro e quattr’otto (entro il 31/12/2016) verranno, con voti di fiducia a go-go, approvati i decreti attuativi necessari alla definizione del nuovo Senato nonché quelli (forse con nuove leggi e non con decreti) necessari alla definizione delle regole (al momento non esistono) per la nomina di consiglieri regionali e sindaci a senatori.
2. Essendo una espressione del PD, a gennaio 2017, dopo l’approvazione della Legge di Stabilità, è prevedibile che il PdR scioglierà le Camere per andare ad elezioni politiche anticipate all’inizio (aprile?) della Primavera del 2017.
3. Il nuovo Senato, composto esclusivamente di nominati, sarà insediato entro il primo trimestre 2017, prima delle elezioni politiche e poiché le regioni (18/20) sono quasi totalmente governate dal PD, il nuovo Senato sarà a schiacciante maggioranza asservito agli interessi politici dello stesso PD.

Se nella Primavera del 2017 vincesse le elezioni politiche, il PD avrebbe una schiacciante maggioranza anche alla Camera dei deputati. Il conseguente Governo, un monocolore PD, sarebbe in condizione di fare quello che vuole, l’opposizione in Parlamento non conterebbe più nulla, i media sarebbero (lo sono quasi totalmente già adesso) un coro unisono megafono della propaganda governativa, l’ art. 117-comma 4 consentirebbe al Governo di prevaricare a dismisura il potere legislativo delle regioni (prevalenza delle leggi dello stato rispetto a quelle regionali), il Governo avrebbe poteri illimitati di decretazione d’urgenza (art.77), il Governo potrebbe ridurre in modo coercitivo (art.72) i tempi dell’iter legislativo alla Camera delle leggi classificate “di attuazione del programma di governo”, il Senato sarebbe una entità istituzionalmente praticamente inutile.
La conclusione non può che essere drammatica: in Italia non ci sarebbe più una Democrazia Parlamentare, in Italia entrerebbe in vigore un “premierato assoluto” (lo dicono alcuni autorevoli giuristi), un sistema autoritario, una dittatura da secondo millennio.

Se nella Primavera del 2017 vincesse le elezioni politiche (utopistica la vittoria di un centrodestra a guida Lega Nord), il M5S avrebbe una schiacciante maggioranza alla Camera dei deputati. Il conseguente Governo sarebbe un monocolore M5S in quanto la fiducia al Governo è richiesta solo alla Camera (art. 94). Il Senato però, insediato prima delle elezioni politiche, sarebbe già a schiacciante maggioranza PD.

In questa situazione è facilmente prevedibile che il PD userà il Senato come “Organo Ostruzionistico Istituzionale” per screditare il Governo e lo stesso Movimento M5S, in quanto sarà in grado di attivare il citato “controllo differito” dell’attività parlamentare. Per tutte le materie per le quali rimarrà in vigore il sistema bicamerale perfetto non andrà in porto nessuna iniziativa legislativa, in particolare saranno impossibili modifiche alla Costituzione nonché modifiche alla legge elettorale.
Per tutte le altre materie il Senato, in quando “Organo Ostruzionistico Istituzionale” funzionale agli interessi politici del PD, attuerà un ostruzionismo sistematico:

• utilizzerà le sue prerogative di esame dei provvedimenti legislativi (art. 70) per ritardare l’entrata in vigore delle leggi approvate dalla Camera dei deputati;
• proporrà modifiche a tutti i provvedimenti legislativi già approvati dalla Camera dei deputati (art. 70) per ritardarne la promulgazione;
• utilizzerà le sue prerogative per richiedere l’esame di propri DdL (art. 71) allo scopo di intasare l’attività legislativa alla Camera.

In questa campagna anti M5S il PD si avvarrà anche dell’appoggio dei sindacati, come dimenticare che tutti i provvedimenti di legge approvati negli ultimi anni a danno di lavoratori e pensionati (legge Fornero, job acts, blocco della rivalutazione delle pensioni, la “buona scuola”, etc. ) sono passati praticamente senza un battito di ciglia da parte di CISL, CGIL e UIL, persino i dirigenti della CGIL dichiarano in televisione che il PD è il loro partito di riferimento. Sarebbe una situazione insostenibile, una stato di assoluta ingovernabilità.

Conclusione: è la vittoria del SI al referendum che può produrre ingovernabilità non il contrario. Le affermazioni dei fautori del SI che “il M5S non si impegnerà più di tanto in una campagna per il NO al referendum poiché la nuova legge elettorale li favorisce” e “una gran parte degli elettori del M5S sarà portata a votare SI al referendum” sono quindi affermazioni subdole oltre che mistificatorie.
Il M5S dovrà impegnarsi allo strenuo per impedire che passino queste ignobili modifiche alla carta costituzionale che si propongono di instaurare un sistema bloccato favorevole esclusivamente agli interessi di potere del PD.

Chiosa finale: da non dimenticare che al momento sono in standby alla Corte Costituzionale diversi ricorsi riguardanti sia l’Italicum che le sopra citate modifiche alla Costituzione. I sondaggi hanno parte fondamentale nell’azione di governo dell’attuale esecutivo: non ci sarebbe da stupirsi se dopo l’estate, con una forte prevalenza del fronte del NO nei sondaggi, spuntasse improvvisamente qualche sentenza della Corte Costituzionale (ho più di un dubbio sulla reale indipendenza della CC) che facesse decadere la celebrazione del referendum costituzionale. Per rimanere al potere al PD sono capaci di tutto.