Today Could Be ME

Oggi potevo esserci io.

Non è andata così, sono stata fortunata.

A differenza degli altri giorni, anche se avevo un appuntamento importante di lì a poco, ho indugiato qualche minuto in più davanti alla finestra. Ricordo d’aver pensato che sarebbe stata una bella giornata soleggiata, che anche nel tanto temuto Nord era arrivata la primavera… insomma un breve lasso di felicità per cose semplici.

Arrivata in metro è tutto tranquillo, arrivo in orario per il mio appuntamento e mentre sono lì mi giunge la notizia della bomba. Mi tremano le gambe, ho bisogno di sedermi. Ma è solo un attimo, realizzo che come a Novembre la città verrà blindata e che ho poco tempo per far ritorno a casa.

Solo una volta rientrata mi rendo conto del pericolo corso. Le notizie delle altre bombe, le immagini della metro, dei feriti, le urla si sommano al rumore degli elicotteri. Vicini. Vicinissimi. Perché vivo in un quartiere limitrofo a Molenbeek, tristemente noto per aver dato rifugio e protezione a Salah Abdeslam, l’unico sopravvissuto degli attentati di Parigi il 13 novembre scorso.

Quando mi trasferii a Bruxelles pensai di trovare una città cosmopolita, multietnica e con un alto livello d’integrazione. Il cuore dell’Europa, no? Gli attentati di Parigi, la caccia a Salan hanno messo in evidenza che ero in errore. I belgi hanno creduto troppo a lungo di essere immuni al terrorismo, sottovalutandolo. Così come hanno sottovalutato la numerosa comunità musulmana e l’evidente mancata integrazione. Stando qui la domanda che mi ponevo non era “se”, ma “quando” il terrorismo avrebbe colpito.

La risposta è arrivata oggi, dopo 4 mesi di allarmi.

Sto bene, fortunatamente, ma ammetto di essere turbata. E’ davvero questa la nuova normalità? Sono nata e cresciuta in un paese libero e sicuro, ho vissuto da sola in diverse città europee e mai, dico mai, ho avuto paura o limitato la mia libertà. “Oggi potevo esserci io”… A 18 anni ho lasciato la Sardegna, anni a Firenze per studiare design e altri a Barcellona, poi Londra, Bologna e ora Bruxelles.

Da allora ci sono state molte prime volte, ho ridefinito me stessa, superato pregiudizi, imparato tre lingue, mi sono confrontata con differenze culturali, scontrata con accostamenti alimentari a dir poco bizzarri, ma più di tutto ho amato la libertà. Tanto da darla per scontata. Ogni città in cui ho vissuto mi ha cambiata, in meglio credo. Quello che sta avvenendo in queste ore a Bruxelles ho timore che non avrà lo stesso effetto.