29 settembre : l’incantesimo di Lucio Battisti
Ci sono voci destinate a non spegnersi mai.
Nella nostra identità di italiani, la data del 29 settembre significa una cosa sola: “Seduto in quel caffè, io non pensavo a te”.
Nulla sarebbe stato più come prima in Italia.
Quel 29 settembre rimane una delle date più fauste della storia musicale italiana.
Una canzone non ballabile, ricca di passi in due quarti, orecchiabile, raffinata.
Ma c’è anche un altro 29 settembre nella carriera di Lucio Battisti: il 29 settembre del 1994, usciva Hegel, il suo ultimo album.
Il più estremo e cerebrale della serie degli “album bianchi”, e di riflesso il meno accessibile dell’intera carriera del più grande di tutti i tempi.
Uno dei patrimoni più elaborati e visionari che la musica italiana sia stata in grado di concepire.
Lucio Battisti è stato l’ultimo mito italiano, nazionalpopolare.
Ha unito le generazioni come nessuno dopo di lui, da nord a sud, da destra a sinistra, élite e popolo, i ragazzi di allora e di ora, anima collettiva e intimità privata, ha cantato un’ epoca e più vite: un patriota dell’Italia ultima, che si andava già decomponendo.
Lucio Battisti faceva parlare solo le sue canzoni: refrattario al divismo e dunque autentico, il più cantato e cantabile dei nostri geni della canzone, al tempo stesso il più enigmatico, crittografico, ellittico, mai descrittivo, repulsivo per ogni possibile immedesimazione, a volte incomprensibile, ripiegato su se stesso ai limiti dell’ermetismo; futuristico, visionario, provocatorio nelle intenzioni, ma sincero, nello sbattersene del mercato, delle italo-tendenze e della tradizione.
Lucio Battisti stava a suo agio solo fabbricando musica, in studio, con altri musicisti con cui condividere le sue intuizioni.
Una sua straordinaria peculiarità era far convivere la maniacalità e la meticolosità in studio di registrazione con estrema spontaneità.
La forza delle canzoni di Lucio Battisti risiedeva nelle sue musiche, nell’originalità della cifra compositiva e della sua voce.
Una musica nuova, fatta di accordi semplici, ma di esecuzioni virtuose e sempre diverse, frutto di una costante volontà di rinnovamento e di una capacità straordinaria di creare melodie orecchiabili ma niente affatto scontate. La linea melodica battistiana è semplice e accattivante, ma esibisce forme del tutto originali . La voce esile , roca di Lucio Battisti continua ad accompagnarci nei nostri amori, nelle nostre solitudini. Oggi come ieri continua a parlare la sua musica.
Sono passati ventiquattro anni da quel settembre del ‘98 , dalla malattia in ospedale: Il dolore dei suoi cari e l’occhio indiscreto della folla sul mito che si spegneva, intorno silenzio, lacrime, ma l’artista era già diventato immortale.