Come sono finita a lavorare in Francia (quasi per caso) 2a parte

Anche stamattina mi sono alzata alle 6:00, una doccia veloce, colazione e partenza. Ho dimenticato nulla? Ho le chiavi di casa, qualche fazzoletto di carta in tasca e via, vado al lavoro.
L’aria è ancora frizzante alla mattina, malgrado si senta e si veda che la primavera stia decisamente prendendo la meglio su un inverno, che ci ha fatto battere i denti più di una volta, si è anche presentato diverse volte, con il suo manto di neve, ma non è stato poi cosi duro.
M’incammino lungo la strada. La scuola dove lavoro è vicinissima a dove abito, per cui posso andarci a piedi. Inoltre, preferisco passare per una stradina nascosta che attraversa un quartierino, con il suo giardinetto interno, con alberi, panchine di pietra, una fontanina, molto carino, da cui inoltre posso ammirare un bel panorama di tutta la magnifica valle, fatta di pascoli, di montagne, foreste, altri paesini che non violentano la natura, ma si fanno avvolgere da essa come in una poesia del Pascoli.
Scendo una scala ed intanto incontro il primo bambino della giornata, che con la mamma ed il fratellino più piccolo, vanno nella stessa direzione.
“Salut Maria!” Con vocina dolce e allegra.
Fabio mi saluta. Fabio, figlio di italiani, è un bambino che ho soprannominato nella mia testa Minion, perché davvero ricorda uno di quei personaggi buffi, gialli che ormai conosciamo tutti. Ha le gambette tozze, una testona, degli occhiali buffi, ha 4 anni ed è buffissimo, fa l’arrabbiato e poi è capace di dirti di punto in bianco “Je t’aime Maria!” e poi si rivolge alla mamma, che essendo italiana si rivolge a me in italiano “Arrêtez de parler Anglais!” Eheheheheh e già per molti bambini francesi, noi italiani parliamo Inglese! Mentre ridiamo e scherziamo, loro sono già arrivati alla prima tappa, ossia alla Crèche (Asilo Nido) che è praticamente attaccata alla scuola materna e le prime elementari. E’ qui,infatti, che va il fratellino di Fabio. Per cui ci separiamo, ci salutiamo e io proseguo.
Sono oramai le 7:00 per cui entro a scuola.
Le tapparelle nelle varie stanze sono ancora giù, il breve corridoietto che m’introduce nell’aula del périscolaire, è ancora buio. Però è tutto profumoso di pulito, perché le donne delle pulizie iniziano e finiscono prima di noi, in modo che la scuola sia perfetta prima che arrivi qualcuno. Entro nell’aula. Le pareti sono tappezzate di una carta da parati verde, di disegni, di lavoretti manuali, di decorazioni fatte da noi animatori ed animatrici. Sulla mia destra c’è un enorme armadio scaffale con porte scorrevoli, diviso in tre parti. Nella prima ci sono le cose di alcuni bimbi, ad es. i porta merenda, cuscini e pupazzi (doudou come li chiamano qui) che i più piccoli portano con se alla siesta, abiti di ricambio (magliette, pantaloni, intimi vari e per varie età) perché gli incidenti sono sempre all’ordine del giorno, soprattutto per bimbi dai 2 ai 4 anni, per cui abbiamo sempre dei ricambi, salviette pronte, ma anche detersivo per lavatrice perché si porta le cosine sporche a fare la lavatrice e l’asciugatrice così, quando poi i genitori vengono a riprendere il proprio figliolo, non si ritrovino cose immonde nello zainetto.
Nella seconda parte dell’armadio, ci sono materiali di vario genere, soprattutto di recupero, che usiamo per le attività manuali, creative e, nell’ultima parte,giochi da tavola, giochi in scatola, tipo puzzle, giochi di carte e giochi di logica, giochi cosi detti in gergo animatore “calmi”.
Al centro della stanza ci sono tre tavolini, con mini sedie, più infondo c’è un divanetto, uno scaffale ikea con libri per bambini, fumetti, libri da colorare, un
cassettone ikea immenso, con dentro vari mattoncini lego, delle rotaie di legno, da fare lunghe ferrovie con treni di legno, sopra ci sono giochi tipo bambole, automobili di tutti i tipi, alla mia sinistra tutto infondo c’è un piccolo punto ristoro. C’è un lavello a due vasche ( che ovviamente viene usato anche durante le attività artistiche), c’è un’ ebollitore per farsi un tea, c’è una caffettiera all’americana ( che mai userò in vita mia, ho provato solo una volta il caffè alla francese Orribileeee!!!), sopra ci sono dei mobili da cucina, da una parte ci sono bicchieri, tazze, cucchiaini, dall’altra cosine da mangiare nelle pause, biscotti, caramelle, cioccolatini ( spesso offerti dai genitori dei bambini). Poi c’è un altro Armadio scaffale con tutto il materiale per la pittura, per il disegno, per le creazioni con perline, fogli colorati, cartoncini ecc….
Dietro di me, ci sono due bagni e un’altra zona con una mini cucina accessoriata di stoviglie e pietanze finte, bambole, barbie, pupazzi di tutti i tipi e di tutte le grandezze.
Io ho già fatto colazione, per cui, non mi resta che andare a togliermi la felpona e aprire le finestre, liberarle dalle tapparelle ed aspettare.
M’ affaccio alla finestrona enorme che dona sul cortile, il quale è contornato di verde, potrei anche vedere la finestra del mio appartamento se volessi. Il cielo è oramai azzurro e chiaro, qualche gatto passa indisturbato, gli uccellini s’inseguono allegri. Realizzo piacevolmente che essendoci il sole, beh si potranno fare diverse attività fuori con i nanetti ed anche con i più grandi.

Ok, preparo su una tavola la scatola dei colori, dei fogli bianchi per il disegno, tutto è apposto e… ” Bonjour Maria!” Mi giro è una mia collega. Il rituale dello
scambio del bacio sulla guancia ( ricordatevelo due se sono francesi, tre se sono svizzeri), mette in funzione la caffettiera americana, si va a cambiare nella nostra sala dove mettiamo le nostre cose e dove facciamo le riunioni una volta al mese, torna, prepara la sua attività su un’altra tavola, si riempie una tazza con quella brodaglia che chiamano caffè, intanto sono già arrivati dei bimbi, un altro mio collega, dei pre-ado, che poi saranno accompagnati all’altra scuola, quella dove vanno i ragazzini dai 6 agli 11/12 anni, poi arrivano altri ancora che cominciano a tirare fuori i lego, i giochi, le bambole, chi si mette a leggere qualche libro, chi fa disegni con me, chi fa attività con la mia collega, chi tira fuori giochi in scatola. Poco alla volta arrivano anche gli altri colleghi. A sto punto s’inizia quello che si chiama “l’accueil”, ossia siccome molti genitori vanno a lavorare presto, portano i loro figlioli prima, li lasciano a noi che gli facciamo fare appunto varie attività, chi disegno, chi attività creative con la mia collega, chi giochi nella salla da ginnastica ( salle motricité) o fuori in cortile, o li lasciamo semplicemente giocare liberi, qualcuno fa pure colazione. Qui dove lavoro, adesso, la merenda e la colazione se la portano da casa, se no in altre scuole dove ho lavorato in precedenza, si prepara proprio la colazione, perché spesso i bimbi( specie i più piccoli) alla mattina presto, quando si svegliano, non hanno voglia di farla e cosi, arrivano a scuola e la fanno con gli animatori, ma con tanto di latte, cereali, merendine, biscotti, succhi di frutta.
Bah! tornando a noi, li accogliamo fino alle 8:20, a quell’ora i più grandi vengono accompagnati da alcuni miei colleghi all’altra scuola, i più piccoli dai 2 ai 5 anni, rimangono con noi, c’aiutano a sistemare l’aula, a rimettere in ordine i giochi, a pulire là dove c’è da pulire, poi si mettono sul divanetto, li contiamo, facciamo l’appello, a volte una piccola canzone per calmarli e per divertirli, poi li mettiamo in fila per due e li portiamo ognuno davanti alla porta della propria classe.
Assieme a loro, aspettiamo che arrivino gli altri bambini e che le maestre aprano la porta per accoglierli.
A questo punto, noi possiamo andare.
Sono le 8:30, io per scrupolo ripasso nella nostra aula per vedere se è tutto in ordine di nuovo, e poi torno a casa fino alle 11:00.

Alle 11:15 mi ritrovo con i miei colleghi fuori dalla scuola e c’è pure Marie, la mia direttrice. Ci si saluta, si chiacchiera, Marie poi ci dice chi lavora con chi.
Nel senso che tre di noi lavoreranno con i più piccoli e gli altri con i più grandi. In più ci ricorda, a noi che lavoriamo anche il mercoledì, giorno in cui le
materne e le elementari sono chiuse o fanno solo la mattina, e durante le vacanze ( perché in Francia ogni sette settimana di scuola, due sono di vacanza) di preparare i programmi. In più, ci sono i due mesi estivi da cominciare ad organizzare nei dettagli.
Ogni regione, ogni provincia, ogni comune, ogni scuola della Francia ha tantissime società private che lavorano all’interno della scuola, ma gestiscono quegli orari, quelle giornate, quelle settimane, quei mesi in cui non c’è scuola. Ognuno con il proprio metodo, con le proprie regole. Avendo lavorato in diverse scuole, con diverse società, posso dirvi che sono davvero diverse per organizzazione, per filosofia di vita. Ci sono scuole che hanno un grandissimo numero di bambini e ragazzi in età scolare, che quindi hanno esigenze diverse. Oppure comuni, tipo dove lavoro adesso, che non hanno un numero eccessivo di bambini ( per quanto raccolgano anche bambini dei comuni vicini e di villeggianti) per cui hanno altre esigenze. Altre che accolgono, durante le vacanze, anche gli adolescenti fino ai 17 anni, per cui si
hanno animatori per ogni fascia d’età 2-3 anni, 4-5 anni, 6-10 anni, 11-14 anni, 14anni- 17anni, per i quali bisogna adattare chiaramente, a seconda dell’età, delle esigenze, giochi, attività artistiche, momenti di vita quotidiana, uscite nella giornata e le gite che si fa il venerdi o il giovedi. Molte società accolgono i figli dei turisti, che vengono a fare le vacanze in queste zone, ma preferiscono lasciare i bambini a noi e loro andarsi a divertire per conto proprio, per cui ci vogliono anche animatori che conoscano quanto meno l’inglese e lo spagnolo, perché spesso questi bambini/ragazzi non sanno parlare francese per cui sentono un po’ spaesati.

Oh caspita! sono le 11:25 è tempo di andare…Ok, io oggi lavoro con i più piccoli. Il che significa andare ad attenderli fuori dalle classi, con il nostro elenco, perché non tutti si fermano, molti vanno a casa a mangiare per poi rientrare dopo a scuola. Aiutare i più piccoli a mettere le scarpe, perché dentro le classi tutti, anche le maestre, entrano con le ciabattine. Metterli insieme, portarli alla mensa, mangiare con loro, aiutandoli ed insegnando diverse cose pedagogiche. I più piccoli, quelli con ancora grossi problemi verso/con il cibo, normalmente li prende Marie, gli altri noi. Un animatore per tavola. La Dame de la Cantine ( cantine è la mensa in francese) prepara le zuppiere con il cibo ( normalmente è una cosa immonda che solo i francesi possono amare,infatti difficilmente mangio….Posso adeguarmi a tutto, ma al cibo francese non ci riesco è più forte di me. Per non parlare delle giornate incui dicono ispirate a noi italiani…vi lascio immaginare…Lacrime vere mi escono dagli occhi ogni volta……………….) bah va beh! tanto di tempo per mangiare in realtà ne si ha davvero poco, perché devi prendere le zuppiere, passarle tra i tavoli ed aspettare che i nanetti si servano, e ovviamente ognuno ha i suoi tempi, poi devi aiutarli a mangiare, quindi ad es. tagliare la carne,osservare ed insegnargli a mangiare tutto, ma chiaramente ci sarà quello che non vorrà mangiare la verdura ad es, o quello che prenderà il pezzo di pane e lo metterà nel bicchiere pieno di acqua, quello che mangerà tantissimo, quello che rimetterà tutto, quello che si verserà l’acqua da solo nel bicchiere, ma ovviamente l’acqua andrà ovunque fuorché nel bicchiere, per cui devi asciugare. Il tutto in un ritmo molto veloce, perché poi devi sbarazzare i tavoli, pulirli e preparare la mensa per i più grandi che arrivano dopo. Una volta finito il tempo di mensa, mettiamo in fila i loulou come si chiamano qui i bimbi, li portiamo in bagno ( qualcuno sicuramente è da cambiare), li portiamo a vestirsi con giacche e tutto, li portiamo fuori con i vassoi della frutta, li si fa sedere in cerchio, si passa con la frutta, li fai mangiare e digerire.
Poi momento di calma, ma breve, perché in quel momento tra la digestione e la siesta è il momento della pazzia infantile che si manifesta all’improvviso, cosi dopo un breve canzoncina e se ci riesci un piccolo gioco, ( piccolo gioco è un gergo d’animatore con cui si indicano giochi che durano pochi minuti, un’oretta al massimo, tipo che ne so un girotondo, mentre grande gioco intendiamo quello che prevede una preparazione grande, che può durare ore, ad es. una partita di calcio, ma anche una caccia al tesoro ecc) e poi
li lasci “esplodere” nel cortile! Tra le 13:00-20, li raduniamo, ognuno per classe, i piccolini vanno alla siesta, gli altri li accompagniamo alle proprie classi, aspettiamo che ritornino gli altri compagnucci e le maestre dalla loro pausa pranzo.
Una volta finito, finalmente anche noi andiamo in pausa.
Normalmente ci ritroviamo fuori della scuola, seduti per terra, con una tazza di tea o caffè, stremati e senza una grande voglia di parlare. Gli animatori dei grandi raccontano le vicissitudini in mensa e prima della mensa:i grandi, quando escono da scuola, vengono chiamati, tramite elenco, quelli che rimangono a pranzo e poi, una volta contanti li si lascia giocare nel cortile della loro scuola, fino al momento di andare alla mensa. E vi assicuro ( io lavoro con le due fasce d’età per cui lo so bene) non sono i più piccoli quelli più faticosi!
Sono una mandria di piccoli diavoletti dai 5 anni ai 11 anni che si radunano in una mensa non troppo grande, dove ogni voce rimbomba, quindi siccome chiaramente vengono da ore di scuola, hanno la necessità di liberarsi di tante ore di silenzio, chiaramente in quel momento si lasciano andare. Per cui fanno un boato che non lo auguro a nessuno, e poi i più grandini sono nell’età della strafottenza e dell’idiozia, per cui le ragazzine parlano di amori ecc..I ragazzi fanno gli scemi con il cibo, peggio dei bambini di 2 anni, rispondono male, fan casino e noi animatori dobbiamo riportare la calma, ricordandoci che sono in un momento di pace, dopo tante ore di scuola, però questo non significa che debbano essere delle belve rumorose, prive di rispetto ecc…Il ruolo dell’animatore non è solo gioco, ma è anche quello di educare, di insegnare a vivere in società, a rispettare, a crescere con sani principi, per cui ovviamente li lasci parlare, ridere ecc…ma c’è un limite.
Anche qui, ogni scuola, ogni società dove ho lavorato ha i suoi metodi, filosofie, di come gestire questi momenti. Ho lavorato in scuole dove i
grandi e i piccoli sono mescolati tra di loro e i grandi aiutano gli animatori ad aiutare i piccoli. Ho lavorato in strutture dove sono i ragazzini, che apparecchiano, sparecchiano, puliscono la tavola, gestiscono il pasto in generale. Altri che, invece, nessun minorenne deve alzarsi dalla tavola, al massimo può aiutare a pulire i tavoli, per motivi di sicurezza.
Normalmente dalle 14:00 alle 16:00 si è in pausa, per cui io torno a casa, mangio qualcosa, mi riposo ecc, ma spesso e volentieri non posso perché o ci sono riunioni, o noi animatori che facciamo anche le vacanze, dobbiamo preparare il programma per due settimane o peggio per due mesi, oppure alle 15:00 ci sono le famigerate TAP ( Temps d’Activités Périscolaires). Infatti le riforme scolastiche negli ultimi anni, prevedono che due volte alla settimana la scuola finisca prima, per cui, siccome molti ragazzini non possono andare a casa, allora noi animatori ed altri “professionisti” ad es. di teatro, dello sport, di attività manuali tipo incisione del legno, di tiro con l’arco, organizziamo dei mini corsi di un’oretta e mezza. Io ad es. faccio corso di fumetto e disegno. Ecco oggi è uno di quei giorni, quello delle Tap. Per cui non si ha il tempo di riposarci, che subito dobbiamo tornare a lavorare.
Dopo queste mini lezioni, per le 17:00 siamo di nuovo tutti insieme, si fa fare la merenda a chi resta. In alcune scuole fanno tutti gli animatori, preparano tutto loro, mentre qui durante il periodo scolastico, sono i ragazzini che si portano la merenda da casa, mentre durante le vacanze ci si organizza in altro modo. Durante il momento della merenda, molti fanciulli vanno a casa, ma tani altri no, per cui rimangono con noi e noi facciamo fare altre attività, giochi, li sorvegliamo fino a quando non vengono i loro genitori, nonni o chi per essi a prenderli e spesso significa rimanere a scuola fino alle 19:00. In più ovviamente, devi mettere in ordine tutti i locali usati, la mensa, la sala del périscolaire, i giochi, il cortile che sicuramente saranno pieni di tricicli lasciati qui, di palle lasciate là e di corde appese non so dove. Insomma devi rientrare solo e quando tutto è perfettamente in ordine.

Stasera sono rientrata alla 19:30 mi è andata piuttosto bene. Sono stracotta!
Mi butto sul divano ed il mio cervello fuma!

Mentre il PC s’accende, mi guardo riflessa nello schermo. Mi vedo stanca, diversa da come ero quando sono arrivata in Francia, ormai 8 anni fa. Adesso vivo in un posto che mi piace, con il mio compagno, ho un lavoro a tempo indeterminato eppure lui, quindi siamo in una situazione tranquilla. Inoltre il comune, mi ha offerto un suo appartamento, dove paghiamo 650 euro d’affitto, in cui è incluso il riscaldamento, la luce e la manutenzione del palazzo.
E’ un paesino che si sta allargando, ma ha mantenuto un livello di vita davvero in sintonia con l’ambiente, a misura d’uomo. Infatti, molte coppie giovani con bambini, si stanno trasferendo in queste zone, perché rispetto alla città, chiaramente offre una vita molto più rilassata, sicura.

Ma quanto ho dovuto sudare, faticare per arrivare a questo punto, a questa
tranquillità!

No! Non ve la vendo la favoletta che qui in Francia è tutto perfetto! Che tutto va bene e che rispetto l’Italia è un paradiso!

Ad essere sincera, quando mi sono stabilita ufficialmente in Francia, nel 2010, più precisamente a Thonon Les Bains che si affaccia sul lago Leman, per gli svizzeri Lago di Ginevra, dove Antonio e la sua famiglia vivevano da sempre, è stato per me un cambiamento drastico, davvero inaspettato.
Come già detto, conoscevo già molto bene sia il francese che la Francia. Attraverso la sua storia, i suoi artisti, letterati, filosofi. Amo tantissimo gli
Impressionisti, in particolare Claude Monet ed lo scrittore/giornalista Emile Zola. Mi piace da morire la cultura, la storia francese dalla seconda metà dell’800 fino alla Prima Guerra Mondiale. Sono affascinata ed accanita studiosa dell’epoca di Luigi XIV, amo la musica Barocca di Jean Baptiste Lully e Marin Marais. Ho percorso le strade di Parigi, scoprendone i quartieri, rimanendo inebriata dal profumo di incensi indiani mescolati alle fragranze d’Eau de Parfame che proviene dai negozi di moda francesi.
Sono rimasta stregata da quelle Cattedrali di libri, fumetti, che sono le librerie nella zona della Sorbona.Ho danzato sulle note di violini gitani e fatto
fare ritratti, da artisti italo spagnoli di strada. Ho adorato il cosmopolismo della Francia, per le strade, nei ristoranti di tutte le etnie, compresa quella
italiana.
Ma Parigi, non è la Francia, dicono i francesi ed io, in quel momento, non ero più turista, ma immigrata italiana che doveva rimboccarsi le maniche, mettersi subito in regola con le pratiche burocratiche classiche, iscrizione all’Aire, corso di francese obbligatorio per tutti, iscrizione al Pole Emploi e Sicurité Sociale e trovarsi un lavoro per poter vivere.

La zona è effettivamente una delle più belle e ricche della Francia, grazie alla Svizzera, con cui si litiga il lago. Ginevra, Losanna sono tenute in piedi da una
moltitudine incredibile di Frontalieri francesi ( ma in realtà di tutte le nazionalità possibili, moltissimi italiani) che corrono per essere puntuali la mattina tra le 6:00 e le 8:00, altrimenti rischiano il licenziamento, per ritornare a casa tardissimo, cenare ed andare a letto. Persone disposte a fare sacrifici di ogni sorta, perché il salario minimo svizzero è 3000 euro al mese, che se abiti in Svizzera è un normale stipendio minimo, ma se sei frontaliere e abiti in Francia, ti fa un bel conto in banca.
Mi viene in mente un film d’animazione che ho visto qualche anno fa, ispirato al Piccolo Principe, in cui s’introduceva un mondo grigio, brutto, dove
tutti erano in coda, stanchi, tristi, con delle vite già tracciate e programmate, da cui la protagonista, bambina, ad un certo punto vuole scappare.
Li vedi quando vengono a riprendere i figli, dopo ore e ore di coda, con lo sguardo sgranato, pallidi o al contrario innervositi, stanchi, freddi e senz’anima. Trascinano i bambinuzzi fuori dalla scuola, li cacciano in malo modo dentro le loro macchine di lusso e vanno a dormire nelle loro ville di lusso ( difficilmente di proprietà, il francese non compra, affitta) o appartamenti a 1000 euro al mese. Poi, un giorno, senza un motivo valido, gli svizzeri ti licenziano e tutto questo ti crolla addosso.
Ovviamente, non tutti vivono cosi. Come noi, ci sono anche tanti che si accontentano di vivere serenamente, semplicemente, genuinamente con uno
stipendio normale francese, che gli piace vivere in sintonia con la natura e con il prossimo.
Tutta la Rhone Alpes, è una meta turistica molto in auge, grazie alle zone dei laghi, che chiaramente sono sfruttati alla grande, sono tenuti in modo
impeccabile, con la salvaguardia delle rive, delle acque. Ci sono hotel di lusso, ma anche campeggi, luoghi dove chiunque può andare e godersi una foresta, una vallata verde, dove la presenza dell’uomo c’è, ma non è invadente, partecipa con lei, la protegge e la esalta attraverso parchi turistici, dove andare a fare pick-nick tranquilli, fare i ragni tra gli alberi con i percorsi Accrobranche per tutte le fasce d’età, percorsi nelle caverne jurassiche, in cui sono state ritrovati fossili di dinosauri ( è da qui, dal parco nazionale della Jura, che nasce il termine Jurassico), con luoghi in cui volontari salvaguardano tipi di animali speciali, ad es a Sciez, c’è il grande parco dei rapaci, dove da anni dei biologi, veterinari, studiosi ed animatori,specializzati in volatili, recuperano, curano, per poi rimettere in libertà i grandi rapaci del mondo, dal falchetto all’aquila americana, dal gufo all’avvoltoio più grande. Offrendo al pubblico spettacoli, molto emozionanti.
Ma la natura è anche inverno e qui,le grandi vette, come a Morzine, Avoriaz e altre vette sono prese d’assalto da fiumi di persone, per le loro piste sciistiche, per i loro paesini caratteristici, le capre che passeggiano per le stradine, e i ristoranti che ti offrono le deliziose e calde fandues,raclettes e tartiflettes savoyardes.

Le grandi metropoli, come la dolce Annecy e la caotica Lyon a due passi, i piccoli gioiellini storici come Yvoire, in cui la storia non è vista come un ammasso di polvere ma è valorizzata, messa a disposizione di tutti, decorata di fiori e negozietti tipici, tenute vive da eventi culturali, musicali, Thonon les Bains, ma soprattutto Evian les Bains famosa per l’acqua, le terme, e le città svizzere come Losanna, Ginevra, Montreaux ( famosa anche per la statua di Freddie Mercury), la sede dell’Onu, la sede dell’Uefa, il Cern che è una nazione dentro una nazione per la moltitudine di persone che vi lavorano e vi abitano all’interno e non è molto distante da dove abito. Tutto questo, unito all’efficienza dei mezzi pubblici, alla qualità della vita umana, mi ha fatto innamorare di questo diamantino nel cuore della Francia, ma è come le sue montagne, in superficie bianca e lucente, sotto spigolosa, dura e difficile da conquistare.
Il savoyardo (sì dai fattela anche voi la battuta del Tiramisù) è una specie molto rara ormai da queste parti, ma se lo incontri non gli ricordare che i suoi avi, i suoi bisnonni, nonni, genitori, sono italiani d’origine, perché la prendono molto male. Per il Francese francese, poi, l’italiano, lo spagnolo e il portoghese sono lo stesso popolo, ma il portoghese è meglio. In Italia esiste solo la Sicilia, Napoli, Milano ed a volte Firenze, ma tutto nella stessa regione.
Se sei di qualsiasi altra parte del mondo, sei aiutato, coccolato, guidato, se sentono che sei Italiano, un tempo ti chiamavano Ritals e non come complimento, oggi ti guardano un po’ schifati, ma sono costretti ad aiutarti. Il pole emploi t’accoglie, ma siccome non conosce la maggior parte dei diplomi italiani spesso devi cercare di fare capire che cos’hai fatto nella vita. Fortunatamente c’è la cosa simpatica che qualsiasi cosa tu abbia fatto, anche che so come volontariato, o la baby sitter od esperienza d’animatore in centri di vacanze, tutti i tuoi percorsi scolastici, anche quelli non finiti sono presi in considerazione nel curriculum ed in più il francese ama le formazioni.
Hanno formazioni per tutto, tutti i tipi mestieri, professioni, hanno la formazione continua, vuol dire che a qualsiasi età tu voglia trovare lavoro, o
cambiarlo, o migliorare la tua posizione lavorativa, beh ti aiutano, ti offrono formazioni paganti o formazioni che poi ti rimborserà la Francia, ti offrono la
possibilità del VAE(validation des acquis de l’expérience) ossia se tu non hai il diploma corrispondente al lavoro che vorresti fare, ma hai fatto delle esperienze, qualsiasi esperienza che inerente chiaramente a quel lavoro, se hai fatto piccoli lavoretti, se hai avuto un’esperienza di un tot di mesi, o anni, beh puoi fare un dossier, mandarlo al sito specifico, ad es http://www.vae.gouv.fr, parlando della tua esperienza e rispondendo a qualche questionario, e beh se tutto va bene, loro ti convalidano il dossier e ti danno il diploma.

Io, fortunatamente, partivo già da una buona base di curriculum, anche se mi è stato detto che ho studiato troppo… Si perché il francese, non sempre sceglie la strada dell’ università, a 17/18 anni incomincia a lavorare. E tra i lavoretti c’è proprio l’animatore nelle scuole e/o nei giorni di vacanza. Per fare questo lavoro ci sono varie strade, la più semplice è prendere un brevetto che si chiama Bafa, formazione che offrono praticamente tutte le società private che si occupano d’infanzia e di sociale. Ti aiutano a pagare, ti rimborsano in parte.
C’è una prima parte teorica di 8 giorni minimo, in cui dei formatori/animatori/direttori di centri, con molta esperienza alle spalle, ti “catturano” dalle 7 della mattina fino alle 21 e oltre (perché devi prepararti anche a fare le veglie notturne) e ti insegnano davvero tutto quello che devi sapere, dal farti imparare le regole di sicurezza e igiene dei minori, in qualsiasi momento della giornata, t’insegnano le varie differenze ed esigenze delle varie fasce d’età, presso cui puoi lavorare, compresi gli anziani nelle case di riposo. T’insegnano a mettere su animazioni, giochi, attività manuali, scene
teatrali, partendo dal nulla od organizzate nel dettaglio. Ti stimolano a cercare il tuo percorso come animatore, la tua specializzazione. Ci sarà quello più sportivo e quello più artistico, quello più circense e quello più scientifico. Vivi tutto il giorno insieme a loro, mangi con loro, impari tantissimo, ti diverti anche, ma ti massacrano. Una volta convalidata la prima parte, devi fare la parte pratica, ossia devi cercarti degli stage da fare in centri di vacanza, scuole ecc, purché sia almeno di 14 giorni. Sei ovviamente pagato come un animatore, sei seguito dal direttore e dagli altri animatori già diplomati e sei messo alla prova in varie situazioni, una volta superato questo, devi fare un’ altra parte di approfondimento o di qualificazione, per poter apprendere ancora altre cose, capire come risolvere meglio una cosa, una situazione e migliorarti. Una volta superata anche questi otto giorni, il tuo dossier passa all’organismo che gestisce questi diplomi, e se è tutto ok, ti manda il brevetto.
Non è un diploma professionale, lo chiamano la porta dell’animazione, perché ti apre già molte strade e puoi iniziare a lavorare un po’ ovunque. Più in là puoi fare dei corsi di formazione professionisti oppure passare di grado e prendere il brevetto di direttore/rice. Per ora a me è bastato prendere il Bafa. Ho incominciato subito a lavorare, prima per poche ore, poi per due mesi estivi, poi in diverse scuole a tempo determinato, fino a quando un giorno ho visto un annuncio in cui cercavano un/un’animatrice a tempo indeterminato, per 35h con un buon stipendio minimo, non tantissimo ma il giusto, a cui ho mandato il mio curriculum… Il posto era qui a Collonges, dove lavoro ora. Poco dopo anche il mio compagno ha trovato un lavoro non distante da dove abitiamo a tempo indeterminato e quindi ci siamo trasferiti. La scelta di questa professione è stata che univa la mia esperienza magistrale e la mia esperienza artistica.
Non so se farò per sempre questo mestiere, il mio sogno è un altro e penso proprio che vorrò realizzarlo… Il tempo sarà testimone del mio divenire. Da quello che ho capito, non sono io che decido, ma lui! 🙂