Lasciare l’Italia a 46 anni

Io un lavoro in Italia, lo avevo. Ma la nascita di mia figlia ha innescato in me un dubbio gigantesco, che credo un padre normale si debba porre. Quale futuro per mia figlia? Guardai in faccia la mia compagna, la mia bimba aveva pochi mesi, le dissi: voglio dare a nostra figlia la possibilità di costruirsi una vita dignitosa, dove i suoi meriti saranno riconosciuti e compensati, ma questo non è il paese adatto per questo, voglio emigrare. Non è stata una decisione presa a cuor leggero, la mia non più giovane età era lo scoglio più arduo. Ma l’amore che un padre sente per un figlio, credo che ti faccia smuovere le montagne. Era la fine di marzo 2014, feci la spesa, agganciai la mia piccola roulotte alla macchina e sono partito alla volta della Norvegia con solo un lavoro stagionale in tasca. Non è stato affatto facile, ma ho superato ogni difficoltà, perché l’alternativa era restare in Italia e sopravvivere giorno per giorno, una vita di rinunce e mortificazioni e non volevo questo per mia figlia. Ora qui ho un lavoro stabile e ben retribuito, mia figlia è felice, la famiglia si è allargata, a novembre infatti è nato mio figlio. Mi manca l’Italia, ho pianto quando l’ho lasciata, ma ora la mia vita e quella della mia famiglia è qui. In Italia io ero un poliziotto, l’ho fatto per 25 anni, ed gli ultimi dieci sono stati un susseguirsi di rinunce, privazioni e mortificazioni senza fine. È triste quando ci ripenso, ma ora ringraziando la mia forza di volontà e la mia famiglia, sono felice, viviamo.