Filastrocca per Renzi

Michelangelo Tagliaferri,  per Renzi “Contro la semplificazione autoritaria”

Filastrocca per modo di dire

Stamane, da sotto gli stracci, m’è uscito
un tipo educato, composto, compito:
«Mi stavo facendo il mio bel pisolino,
ma tu mi hai svegliato, col tuo gran casino.
Puoi andare a pulire da tutt’altra parte?
Che io preferisco restare in disparte».
«Mi scusi», ho risposto, «gentile signore,
gli stracci, ch’io sappia, non fanno rumore.
Ma dica, chi è lei, per stare lì sotto?
Non è meglio, se ha freddo, un normale cappotto?»
«Non è per il freddo che cerco un riparo.
Io, guardi, conduco una vita da ignaro.
Di Stato e politica io non mi interesso,
dal pensiero mi va di restar disconnesso.
Non discuto, non critico, non voto, non credo,
non leggo, non spero, non sento e non vedo.
Io non mi ribello, per filosofia:
che vuol che m’importi di democrazia?
Diritti? Doveri? Che parole ardite,
svuotate di senso, andate, finite.
Visione d’insieme? Ma insieme de che?
Io faccio da solo, e faccio per tre.
Che mica si mangia, con queste panzane,
son cose desuete, inutili, arcane.
Non son cittadino, io, son solo un cliente,
compro, pago e faccio finta di niente.
Per me, il dissenso è una roba da dotti,
per froci, donnette, per sottoprodotti.
I negletti mi suscitano noia e disprezzo,
mi ricordano che non per tutto c’è un prezzo.
Io sto coi corrotti, gli ingiusti, i potenti,
con gli analfabeti, i furbi, i violenti.
Mi piacciono gli uomini forti e decisi,
i duri, gli svegli, i tipi concisi,
che fanno e che non te le mandano a dire,
che agiscono contro il comune sentire.
Perché il sentire comune, lo sanno,
non è che un impiccio, un brutto malanno,
per anime tristi, per gufi e civette,
per gente depressa, per mezze calzette.
Io con il diverso so usare la forza,
dell’essere umano ho perso la scorza.
Sono immune a qualunque senso di colpa:
dell’essere umano ho perso pure la polpa.
La coscienza? Mi sa che me l’hanno asfaltata,
azzerata, amputata, amnistiata, abrogata.
La fame nel mondo? La guerra alle porte?
Che mi frega, mica è mia questa sorte.
Non ho più passioni, son senza ritegno,
non soffro, non sogno, non provo più sdegno.
Io mi astengo, rinuncio, non mi esprimo, mi piego,
accetto, subisco, dimentico, nego.
Io sono conforme fin dentro al midollo,
perché giova alquanto al mio autocontrollo.
Io, vede, son uomo per modo di dire:
son fatto per stare in silenzio e ubbidire.
Non saprei che farmene della dignità,
sono inaccessibile a dolore e pietà.
Mi lasci dormire, mia cara signora,
la cesta è perfetta, come dimora
per chi non ha più la spina dorsale,
per il mio stato diciamo brutale.
Gli stracci attutiscono qualsiasi peccato,
la polvere è il mio miglior alleato.
Mi lasci in pace, che qui si sta bene,
non voglio ripeterlo, son uomo dabbene.
Io c’ho la ricetta per la felicità:
io sì, sono un uomo, ma uomo a metà».