Ero partito per Londra per qualche giorno ma ora è la mia casa

Sono partito per Londra da Napoli nel 1988. Intendevo solo rimanerci per un pò senza sapere che poi sarei stato rapito da un mondo diverso dall’Italia e pieno di opportunità. Dopo ormai 30 anni di vita londinese è ora di tirare le somme e fare delle valutazioni. Ricordo che diventai quasi protettivo verso questo paese e dopo il primo mese mi resi conto che forse non sarei più tornato indietro.

La mia storia è un pò diversa da quella degli italiani emigrati. Infatti non avevo scelto di andar via dall’ Italia. Lavoravo per una stazione TV locale di Napoli il cui direttore era socio di Sandro Paternostro, ex giornalista della RAI.

Si trattava di un progetto per un telegiornale internazionale via satellite. Un certo signor C. di TV Italia, network TV degli anni ‘80, aveva deciso di abbandonare il progetto e quindi di trasferirsi a Londra come tecnico italiano per il programma. Mi chiesero di andarci al suo posto ed io accettai. La prima cosa che mi colpì del Regno Unito era il rispetto nel mondo lavorativo per i giovani. Avevo solo 22 anni. L’Italia vista da Londra aveva un immagine all’improvviso definita. Quando si è dentro non si capisce in profondità che l’Italia sia un paese anormale, dove vive la noncuranza e dove la popolazione anziana e colta, non solo è snob verso i giovani ma li spinge in un angolo.

In Inghilterra, invece, gli anziani contano poco. Concetto -lo so- difficile da digerire ma i giovani vanno avanti e professionalmente godono di una fiducia intrinseca poiché sono il futuro (come e’ normale che sia) di una nazione. Nei miei primi mesi londinesi diventava triste capire che in fondo non dovevo quasi nulla al mio paese. Dopo un anno decisi di dimenticare l’Italia.

Inizia così la mia crescita professionale. Passo da una stazione TV all’altra senza mai aver paura di cambiare. Il lavoro qui non è ragione di vita. C’è una dimensione diversa all’esistenza. La diversità viene premiata come valore aggiunto. La mia vita cosi è volata:

Le antenne della BBC degli anni ’80 ed un mondo da scoprire a ritroso. Un prete donna battezzava mia figlia, quelli vecchi e stanchi sedevano nel parco mentre i sud coreani mi parlavano di un messia che un giorno sarebbe arrivato da loro con l’ultimo volo. A Soho, le anatre cinesi cotte da ore, un mondo confezionato mentre si provava a chiudere gli occhi sul Tamigi. Il ristorante Svizzero vendeva mezze illusioni per turisti e tutti gli italiani a Piccadilly ad incontrarsi come se ci fosse il portone di un amore misterioso. Giapponesi che si fidanzavano con gli italiani e tutti vivevono questa diversità. L’ultimo Bus da Trafalgar Square per chi sogna Londra fino al mattino. Anime bagnate andavano a vedere Miss Saigon, ascoltando la music jazz di Tottenham Court Road ed il cuore impazzito di vita. Qui si poteva vivere come cittadini normali e ricevere dallo stato servizi, aiuti, investimenti. Ho trascorso i miei primi due anni senza alcun trauma. Abitavo in casa di Sandro Paternostro ed avevo una vita molto agiata. Tutto era un sogno.

Un giorno decisi di andare a vivere da solo ed iniziai a lavorare per SKY Television che aveva appena iniziato le trasmissioni negli anni 90. Da quel momento in poi ero uno che doveva vedersela da solo eppure non posso dire che è stato difficile. I miei figli sono nati qui ed ora sono adulti. Ho adesso un figlio di 4 anni nato con un disordine genetico ed ancora una volta questo paese è accogliente anche per il suo problema. Molti mi criticheranno per quello che sto scrivendo ma la verità è che bisogna svegliarsi in Italia. C’è ancora chi crede che si è a casa. Ma la casa di una persona è il posto dove puoi lavorare dignitosamente.

Londra, come va stasera? Hai visto che parlo di te con tutti. Ricordo comunque i miei giovani anni di scuola a Napoli. Il veleno nascosto tra il popolo e sulle storie che passavano disperazione. Uomini assenti, bruciati di cuore, nascosti in quel mondo. I mio viso nei visi in fiamme all’università di Napoli. Il partito umanista, le manifestazioni sotto la pioggia. Una musica scarsa di ‘68. Nell’aula ci si teneva la mano mentre Amalia Signorelli ci parlava di uomini carnivori. Questo cuore non voleva morire, così Londra riusci’ a portarmi via. Tutti spariscono per le guerre personali ma ora a Napoli so’ che ci sono ancora i sogni di mamme immortali per i loro figli, santi in panchina, un fermento, sotto la stessa pioggia, sotto forse l’ultimo dei canti.

Sal Sparace